lunedì 14 novembre 2016

Cosa ho imparato nella vita...




Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:

Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.

Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.

Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.

Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.

Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.

Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.

Che la pazienza richiede molta pratica.

Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.

Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.

Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto te stesso.

Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.

Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.

Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari. 
Paulo Coelho


sabato 5 novembre 2016

Il potere di un abbraccio

Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto: sorridere e piangere, rinascere e morire. Oppure fermarti a tremarci dentro, come fosse l'ultimo. Charles Bukowski Nessuno è troppo grande per un abbraccio Secondo uno studio della Ohio State University, sono soprattutto le persone anziane ad avere bisogno di dimostrazioni di affetto: col passare dell’età, infatti, si diventa più fragili non solo fsicamente ma anche emotivamente.

Il cuore ha un suo cervello



Il cuore è intelligente.I Taoisti avevano ragione.La straordinaria scoperta ha finalmente stralciato ogni dubbio. Il cuore ha un suo cervello. A scoprirlo sono stati i ricercatori della nuova disciplina scientifica che prende il nome di Neurocardiologia. È stato scoperto che il cuore produce tre neurotrasmettitori (norepinefrina e dopamina) ed il cosiddetto ormone dell’equilibrio (ANF). Grazie ad un campo elettromagnetico 40-60 volte superiore a quello del cervello, ad ogni battito, ogni cellula del corpo riceve informazioni precise e complessi messaggi che influenzano le nostre emozioni e la nostra salute mentale e fisica.I ricercatori scientifici dell’IHM (Istituto di HeartMath, Boulder Creek, in California) esplorano, ormai da tempo, il meccanismo fisiologico con cui il cuore comunica, in varie forme , col cervello influenzando quindi non solo le nostre percezioni, le nostre emozioni e la nostra salute ma anche il nostro modo di vivere la vita. Una forma di comunicazione ottimale è, secondo questi studi, la “Sincronia”. Tale comunicazione si ottiene quando il ritmo del cervello e di altri sistemi biologici si sincronizzano con i modelli di battito ritmico del cuore. La sincronia diviene così un elemento essenziale per riflettere un equilibrio armonioso tra i due rami del sistema nervoso autonomo. Lo stato interno di accresciuta efficienza fisiologica migliora la salute, riduce i livelli di stress e riporta il corpo ad uno stato di equilibrio e di benessere.Sincronia Neurobica. Come ottenere una giusta Sincronia tra cervello e cuore.Il primo elemento da mettere in gioco è la nostra percezione del mondo e come interagiamo, comunicando, con esso. Ciascuno di noi ha una sua ideale e personale percezione del mondo. Nella comunicazione interpersonale, quando si comunica, o per meglio dire, ci si parla, il nostro cervello codifica il significato della frase pronunciata dall’emittente sulla base:
  • del suono, in qualità di tono e volume, delle parole emesse (come viene detto = fonetica),
  • del significato interpretativo personale delle parole emesse (cosa viene detto = semantica),
  • della punteggiatura e dei nessi grammaticali utilizzati ( puntualizzazione su ciò che è detto = sintassi), e
  • della nostra conoscenza sul e del mondo (inserimento dei processi descritti all’interno della realtà empirica e personale = pragmatica).
20% idee bloccanti riguardanti il futuro30% idee bloccanti su fatti che potrebbero accadere sui quali siamo del tutto impotenti20% idee bloccanti sulla natura dei nostri bisogni di affermazione e riconoscimento10% idee bloccanti sull’obbligatorietà che gli altri compiano azioni che a noi piacciano05% idee bloccanti dal sapore motivazionale in quanto stimoli alla reazione positivaA questo punto, i nostri processi neurali entrano in gioco e tra i quattro (4) e gli undici (11) secondi dall'evento comunicativo, viene emessa una risposta.Lo studioso Walter Mischel ha stabilito, grazie ad esperimenti e ricerche effettuate su primati e soggetti volontari umani, che gli stati comportamentali sono determinati dalle situazioni e non, come si credeva, costituzionalmente acquisiti. Egli afferma, che un comportamento è prevedibile nella misura in cui, entrando in empatia con l’emittente, si viene a conoscenza delle sue motivazioni e delle sue emozioni in quanto, il nostro cervello, elabora le risposte comportamentali in base a due soli elementi risultanti dalla somma percettiva della fonetica, della semantica, della sintassi e della pragmatica, i: "Se .................... Allora".(Esempio: "Se" ci si trova in una situazione A "Allora" si farà X, ma, "Se" si è in una nuova situazione B, "Allora" si farà Y. Quindi, tutto, come possiamo vedere, è stabilito non tanto da tratti costituenti la personalità ma dalla somma di innumerevoli piccoli profili comportamentali acquisiti con l’esperienza del tipo "Se .... Allora faccio").Questi livelli di percezione legati ai “Se” …. “Allora”, sono alla base di ogni risposta sia comunicativa che comportamentale. Riconoscere un determinato “Se” all’interno di una situazione specifica, “Allora” può farci ricalcare modelli comportamentali di protezione appresi in passato. Il ripetere i copioni acquisiti per difendere il proprio schema mentale è prassi ormai comune ai più. Ecco perché gli elementi cosiddetti disturbanti quali: i cambiamenti improvvisi, le sorprese poco gradite, vengono percepiti come un pericolo. Da qui la nascita di idee bloccanti: le preoccupazioni.Lo schema delle idee bloccanti ormai universalmente accettato è il seguente:25% idee bloccanti riguardanti il passatoCome abbiamo visto, il nostro comportamento è lontano dall'essere costituzionalmente acquisito. Cambiare i profili comportamentali riconoscendo l'autoinganno prodotto dalla nostra vecchia idea è possibile. Da quanto si evince sopra, il nostro cervello agisce, autoingannandosi, in base a schemi e modelli comportamentali creduti veri ma, in realtà, falsi e bloccanti. Questo produce un disequilibrio ed il cuore emette ormoni atti alla compensazione emozionale. Ma come fare per realizzare la “Sincronia”? Giochiamo al cambiamento e aumenteremo la relazione con noi stessi. Ricordandosi che la danza delle strategie acquisite è la tomba per colui che desidera crescere liberando in sé stesso i propri talenti e le proprie reali capacità sia personalmente che professionalmente.Autori: Sergio Audasso